sabato 27 dicembre 2014

RACCONTO : Re Abis, l'ultimo nuragico




Solo Storie di Melqart Re






Re Abis, l'ultimo nuragico






Le antiche leggende spesso ci rivelano nomi e gesta di protagonisti inattesi. In qualche caso tantissimi elementi ci consentono di ricondurre le suddette leggende alla Sardegna arcaica e ai personaggi storici che tali racconti hanno alimentato. E' il caso di Abis (Habis), del suo avo Argantonio (Argu Antonio) e di suo padre e nonno Gargoris.


L'ultimo re di Tartish/Tharros /Tartesso, sempre secondo le fonti leggendarie, fu Abis (Habis). Attualmente uno dei cognomi più diffusi in Sardegna.


Il succitato fu Re di un territorio presumibilmente piuttosto esteso situato ad occidente del Mar Mediterraneo, rispetto ai Greci e luogo che, a dire di alcuni studiosi, sarebbe meglio inquadrabile temporalmente e geograficamente con tutta la regione occidentale della Sardegna, identificabile con la mitica “Tartesso-Tarsis-Tharros, situata nella foce del fiume "Tirso”, piuttosto che, come sostengono altre affannose e sterili ricerche, nella spagnola Cadice.


Gli attuali scavi di Monte Prama, sito molto vicino alla città di Tharros, sembrano dare retta a questa prima ipotesi: una grande civiltà, definita nuragica dagli storici, abile nel commercio, nella scultura così come nella fusione dei metalli nacque, visse, prosperò e morì in quei territori ad ovest dell'antica Grecia.


Quando Abis, governante veramente illuminato, inventò l'aratro per i buoi, la prima cosa che fece fu di regalarne uno a tutti i contadini delle pianure che suo padre, tempo addietro, aveva già iniziato all'apicoltura e alle coltivazioni degli alberi da frutto, della vite e dei cereali. Se la cavava bene con il disegno e con la meccanica, di conseguenza progettare un dispositivo per l'aratura per mezzo di un giogo di buoi fu per lui uno scherzo.


Divise il suo regno in sette città, e ordinò i suoi sudditi in sette caste: quella dei principi, quella dei commercianti, quella dei costruttori, quella dei fonditori, quella dei pescatori, quella degli agricoltori e quella degli ordinari. Quest'ultima, casta dalla quale, alla bisogna, le altre potevano attingere.


Abis è un personaggio leggendario e ci ha lasciato in eredità la sua storia:


<< Ho avuto una vita difficile ma avventurosa. Mio padre Gargoris, ad un certo punto della sua vita impazzì; dopo la morte lacerante avvenuta in seguito al primo parto di sua moglie, crebbe da solo una bellissima bambina tale e quale a sua madre. Col tempo, tuttavia, folgorato dalla sua incredibile bellezza, se ne innamorò e appena adolescente la mise incinta commettendo il gravissimo reato d'incesto. Reato ancora più grave se commesso da un regnante.


Da quell'abominevole gesto nacqui io, Abis, piccolo e recalcitrante guerriero di tre chili e mezzo appena. Per la vergogna Gargoris fece di tutto per nascondere il misfatto ai suoi sudditi e durante una notte, mentre mia madre riposava dalle fatiche del parto, mi fece rapire dai suoi gendarmi che ebbero l'ordine di abbandonarmi nel bosco; essi scelsero un bosco irto di pericoli e di bestie insidiose ma, il destino volle che dopo due settimane, quando i suoi tirapiedi vennero a controllare se fossi morto, mi ritrovarono vivo e vegeto e persino cresciuto. Mi aiutarono infatti gli spiriti benevoli degli antenati; in testa, quello della mia povera nonna che ogni notte inviava uno sciame d'api cariche di miele, polline e pappa reale. Esse mi nutrirono, consentendomi di sopravvivere.


Allora Gargoris, inviperito, ordinò che venissi abbandonato in mare legato sul fondo di un piccolo guscio ricavato da un tronco d'albero.


Ma gli spiriti degli antenati, che in verità avevano solcato i mari per millenni, mi aiutarono facendo in modo che le onde mi cullassero per giorni e giorni, fino a che un enorme cavallone mi adagiò sulla battigia di una grande spiaggia a ridosso di un sontuosa foresta abitata dai cervi; una mamma cerva mi trovò e mi portò via con lei, mi allattò e mi accudì come un figlio naturale fino a che non divenni abbastanza grande, atletico e muscoloso come un vero e proprio re della foresta (che ormai conoscevo da cima a fondo e dominavo bonariamente dal primo albero, all'ultimo animale).



Il caso volle che, ormai prossimo all'età di 18 anni, stanco per essermi esercitato con l'arco per ore e ore, saltando da un albero all'altro, caddi ingenuamente dentro una trappola per cervi costituita da una rete che mi si chiuse inaspettatamente sulla testa. Fui catturato così da una banda di uomini dagli abiti borchiati. Essi per fortuna non mi uccisero, anzi, mi domandarono chi fossi. 





“Il mio nome è Nurachi!” Risposi mentendo. 




Come d'abitudine non usavo mai il mio vero nome che tuttavia conoscevo e ricordavo perfettamente perché sapevo che mi venne dato da mia madre.




Ma quando quegli uomini mi portarono a Tharsis/ Tharros, al cospetto di mio padre, il cui viso ricordavo nei minimi dettagli, benché fossi stato all'epoca dei nostri rapporti poco più di un neonato, quando egli si trovò dinnanzi a me esitò, barcollò e, strabuzzando gli occhi increduli, anche lui mi riconobbe. Alla sua domanda circa la mia identità non esitai a rispondere, ma quest'ultima volta dissi la verità: “il mio nome è Abis! E credo di essere tuo figlio e nipote!”


Gargoris iniziò a piangere ed a chiedere pietà agli dei. Il suo era un pentimento veramente sincero; mi fece slegare, lavare e nutrire e da quel momento in poi mi trattò come si tratta un vero figlio. Qualche mese dopo abdicò e mi nominò Re di Tartesso, cioè Re di Tharros, terra ad occidente che governai come meglio potei fino alla fine dei miei giorni >>.







Pitcure by Stefano Gesh






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