giovedì 5 marzo 2015

colonie

Sono nato una mattina tiepida d'estate, in arkansas, nome voluto dai colonizzatori bianchi, ma il mio nome l'ho scelto io, scheggia del mattino.

Mio padre mi insegnò a cacciare, mi diceva di non uccidere quello che non avrei potuto consumare.
Mi raccomandava di usare tutto il necessario del povero animale, di non sprecare niente.
E così ho sempre fatto, e dei bisonti non buttavo niente, cibo,
pelli e ossa per i miei cani, ne facevo anche oggetti di artigianato.
Ora mi hanno rinchiuso in una riserva, ci davano coperte infette, ho capito che avrebbero voluto distruggerci.


 
Sono uscito dalla riserva, ho costruito grattacieli.
Ho sposato la donna che ho desiderato, luce del mattino, mi ha dato cinque figli.
Mi hanno mandato in guerra, ho capito che la nazione per la quale combattevo, era la stessa nazione colonizzatrice che voleva distruggere il mio popolo.
Ho il sospetto che voglia distruggere il mondo.
Mi sono ribellato.
Ma hanno vinto loro.
Ora corro felice col mio cavallo nelle verdi praterie, e non smetterò mai di maledire lo stato più criminale di tutto il pianeta, uno stato che finanzia terroristi, stragi, e indigenza.
Una nazione che uccide a sangue freddo i suoi stessi abitanti.

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Sono nato in una fredda mattinata di inverno, il paesaggio era bianco dalla brina, mi sento ancora addosso il freddo di quella giornata.
Il mio nome, imposto, è scritto con tutte le lettere maiuscole, un modo come un altro per sentirsi proprietà altrui.
Sono nato in una terra colonizzata, stuprata da bombe al torio e all'uranio impoverito, invasa da quella infausta civiltà dei consumi , che mi da da mangiare galline gonfiate e allevate per tutta la vita in stie che non consentono loro nessun movimento.
Mi nutro con alimenti alle chem trails, mi nutro con porcherie alla maniera delle multinazionali, veleno puro, ma adesso ho deciso di dire basta.
Quando mi hanno chiamato a combattere una guerra "umanitaria", ho capito l'inganno.

Vivevo nei boschi, con altri emarginati come me, felici di essere fuori da logiche di sfruttamento del nostro tempo e del nostro lavoro.

Vivevo felice in seno alla natura, avevo cibo, vestiario, una casa di paglia, la luce del sole e della luna.
L'acqua di un limpido ruscello.
Sono morto per causa di una malattia che dicono inventata in laboratorio, ho capito che vogliono spopolare la mia terra e distruggere la mia appartenenza, l'identità del mio popolo.
Ho capito che gente come me, faceva paura al potere, perchè insegnava un nuovo modo, seppure antico, di non assoggettarsi a logiche criminali, di non accettare le loro imposizioni monetarie e culturali, ora , dove vivo, sono tornato indietro nel tempo, qui regna la civiltà più antica e duratura che sia mai esistita, la civiltà contadina .
Ho capito, forse tardi, che non si possono permettere di lasciarci il nostro tempo, perchè gli umani, se lasci loro il tempo di pensare, possono capire e distruggere ogni sistema.
Appena si sono accorti che l'ho capito, mi hanno eliminato.
Ora vivo felice, l'unico rimpianto è non aver potuto mettere a frutto il mio tempo, perchè non me ne hanno dato la possibilità.
L'unico rimpianto è che non mi hanno lasciato il tempo della ribellione.
:Mariano-Abis.




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