mercoledì 7 ottobre 2015

OFFIDA

OFFIDA
Primissimi anni 2000.
Mezzo secolo fa, ma i ricordi di quella avventura sono vivi in me.
La cittadina è graziosa, raggiunta col mio camper 238 fiat, di antidiluviana memoria, l'ambientazione, racchiusa su territori quasi completamente ricoperti da vigneti, mi trasmetteva immagini medioevali, e il verde dominava dappertutto, interrotto solo da qualche orrenda calanca.
Inoltre Offida è sede di un torneo di scacchi che attendevo da molto tempo.
Dovevo dimostrare, soprattutto a me stesso, quale era il mio valore in quello sport.
Presi l'impegno con il massimo della determinazione, dovevo fare il salto di categoria.
Cominciai benissimo il torneo, due vittorie e un pareggio.
Il quarto turno mi mise di fronte ad un giocatore che poteva vantare nei miei confronti ben tre categorie superiori alla mia. 
Giocai per il pareggio, cosa che raramente mi capita, ma quel divario troppo evidente mi metteva soggezione.
Infatti uscii dall'apertura malconcio, seppure in parità di materiale, la mia posizione era drammatica, avevo a disposizione pochissimo spazio per poter manovrare, e il mio re era a contatto troppo ravvicinato con i pezzi avversari.
Ma non mi rassegnai ad una sconfitta troppo rapida, e mi impegnai a vendere cara la pelle, mantenni il mio sangue freddo e mi difesi con le unghia e con i denti, come si suol dire.
L'impresa, per il mio avversario, sembrava agevole, ma la mia determinazione e il sangue freddo che generalmente mi viene riconosciuto dai colleghi scacchisti, alla fine prevalsero, e intravvidi un rischioso controgioco (per me e per il mio avversario) che mi avrebbe consentito almeno di ampliare gli spazi di manovra.
Eseguii, dopo breve riflessione, una mossa dettata più dall'istinto di conservazione, che da ponderati ragionamenti, e non solo raggiunsi il mio scopo, ma dopo una sequela di mosse che ancora oggi ricordo come entusiasmante, per via della forza distruttiva dell'azione combinata dei miei due cavalli, lo costrinsi alla resa.
Ricordo ancora il gesto stizzito col quale abbandonò la partita.
*
Il giorno dopo mi misi a passeggiare, in direzione della sede del torneo, concessa per l'occasione da un gruppo di donzelle che usavano quegli spazi per esercitare la loro passione, eccellenza della cittadina marchigiana, per il ricamo con la tecnica del tombolo.
Ma non di tombolo si parla, si parla di scacchi, e i miei pensieri erano tutti rivolti al quinto turno.
Il caso mi portò a passare di fronte alla sede degli scacchisti offidiani, decisi di entrare e l'immagine che vidi, e che vedo ancora adesso, era la disposizione esatta dei pezzi, riportava la mia partita del giorno precedente.
Tutti, dal primo all'ultimo degli astanti, precedettero il mio saluto, erano una decina di scacchisti, impegnati a commentare la mia partita.

Alla scacchiera erano di fronte il mio avversario del giorno prima, e quello che quell'anno stesso sarebbe diventato il campione d'italia assoluto.
Mi disse che la mia partita era persa, se il mio avversario avesse giocato correttamente, gli chiesi di dimostrarmelo, mi accomodai di fronte a lui, e analizzammo profondamente una miriade di varianti, ebbene , nessuna di esse portava alla mia sconfitta, mentre, quando analizzate da loro, decretavano la vittoria senza problemi del mio avversario.
Arrivammo alla sede del torneo, quella decina di persone, con quasi un'ora di ritardo, nessuno di noi avrebbe rinunciato a seguire quella dettagliata analisi della partita.
Proseguii il torneo alla grande, terminai con una sola sconfitta, e per un nonnulla non mi riuscì l'impresa di fare il doppio salto di categoria.
Conservo ancora, gelosamente, il premio ricevuto.
Oggi i miei impegni per il nobil gioco, si sono ridotti drasticamente, la passione che dedico alla lotta per la libertà del mio popolo, ne ha preso il posto.
E per concludere il breve racconto, affermo che, sfruttando una similitudine con quella partita, seppure la lotta per la costituzione dello Stato di Sardegna sembra proibitiva, con la determinazione che contraddistingue i miei amici che condividono la mia stessa sorte e il mio stesso cammino, con la passione che mettiamo nel nostro agire, con le competenze e le eccellenze che ci onorano di essere al nostro fianco,  noi raggiungeremo il traguardo, esattamente come feci quel giorno ad Offida.

©MarianoAbis 

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