mercoledì 10 febbraio 2016

Icone

ICONE
I social consentono di fare nuove conoscenze, molte di esse svaniscono come per incanto, magari qualcuna di esse aveva attirato la tua attenzione per un commento espresso in maniera felice, qualcuna ti aveva incuriosito per un parere fuori dagli schemi, con altre hai voluto entrare in contatto perchè godono di una certa notorietà, o perchè hanno fatto qualcosa di eclatante. Io che scrivo su due quotidiani on-line, vengo attirato da figure particolari, inusuali, o caratteristiche, mi piace atteggiarmi a micro opinionista sui generis, a volte mi capita che qualche mio articolo venga letto da alcune migliaia di persone, capita anche che il numero delle visualizzazioni della gente non coincidano con le mie previsioni. Di ciò, qualche volta, per motivi miei, che non sto a spiegare, ne faccio un motivo di vanto, a volte le scarse visualizzazioni su un articolo che definisco di punta mi lasciano sconcertato. Mi piace diffondere in rete, quasi in maniera sistematica, post o articoli delle mie due icone di sardità. Si, solo due, mi perdonino tutti gli altri.
Due eccellenze che mi sembra di capire che abbiano un fine comune, trasferire ai sardi un senso di positiva appartenenza nazionale, e questa azione continua, puntigliosa, assertiva e potente, mi invade e la faccio mia. 
 
 
 
 
Da loro ho imparato che il primo strumento per la liberazione del nostro popolo, è l'orgoglio nazionale, il secondo è la cultura. Sono indubbiamente importanti in primis la lingua, la storia eclatante che il nostro popolo ha scritto col fuoco e la cultura, le strepitose eccellenze archeologiche, il rifiuto sistematico di stereotipi imposti dai vari colonizzatori, che ci fanno apparire come sporchi e cattivi, ignoranti e rivoltosi, a noi, dicono, non ci va bene niente. Suvvia, considerare come un difetto una caratteristica estremamente positiva, quella di mettere tutto in dubbio, quella di scavare sulle nostre attività passate, sui nostri traffici e contatti con altre civiltà, sulla nostra unicità individuale, è una constatazione che ci fa piacere, il sardo, personalista, forse all'eccesso come è, può trarre benefici immensi da questa caratteristica. Ridicoli e fuorvianti sono espressioni che gettano discredito sulla nostra gente : "centu concas e centu berritas". Tutto sbagliato, mi piace ripetere la frase di un Amico, "I sardi sono fatti a colori!"
Si vorrebbe trasformare un pregio in difetto, quello che mi fa senso è che la maggioranza dei sardi crede che sia un difetto. Due icone, ho scritto. I Professori Bainzu Piliu e Salvatore Dedola.
Professore di indipendentismo, di orgoglio popolare e di libertà il primo, Professore di storia e di linguistica, che fa della razionalità e della logica cristallina un motivo di trasmissione di certezze che il nostro popolo è stato grandissimo, il secondo; entrambi scrittori, conferenzieri e divulgatori di libertà. Entrambi dal pensiero in antitesi con logiche colonizzanti persino troppo diffuse e ingombranti, in antitesi con il pensiero unico elitario delle università asservite al colonizzatore e alle fetenzìe planetarie, entrambi dispensatori di certezze: la gente sarda deve abbandonare concetti vittimistici e disgreganti, ed essere orgogliosa del suo passato, per incidere sul suo futuro. Mi confronto con chiunque, spesso a muso duro, mi è capitato di considerare eccellenti persone che, a diretto contatto, si sono in seguito un pochino ridimensionate, le eccellenze restano comunque eccellenze, di icone popolari sarde, per jolao,  ne esistono solo due.
marianoabis
 

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