domenica 7 agosto 2016

NENIAS

Tutti noi abbiamo una vita parallela, nella mente, nell’immagginazione, nel nostro intimo, e spesso è un’esistenza virtuale che ci gratifica, ci fa vedere un mondo immaginario, in cui vorremmo vivere, dato che in pochi, pressati da mille imposizioni, possono affermare di trascorrere la loro esistenza in serenità. Ricordo le lezioni di psicologia della mia insegnante, che ci invitava a costruirci una scappatoia a questa trappola che chiamiamo società, esperimenti alla ricerca del nostro intimo più nascosto, esperienze che qualcuno definirebbe cervellotiche, preso dal ritmo del proprio cammino, del lavoro che raramente gratifica, e, visto che spesso questo non è gradito, perché non conforme alle nostre aspirazioni, ci stanca. 




Come ci stanca lo stesso vivere, intervallato solo da qualche sporadica espressione di gioia. Ci stanca più di quello che sarebbe lecito attenderci. 
E ci viene la voglia di riposare, di staccare da questa vita innaturale. Senza pensare più a niente, inermi, nel corpo e nello spirito. 
Il riposo inteso come conseguenza di azioni passate, e non, come dovrebbe essere, preparazione ad avvenimenti futuri. 
Ci invitava ad aprire porte immaginarie, esercizi volti ad estraniarci dal reale, chiudere gli occhi, sentire i nostri nervi, i nostri muscoli, persino quelli della faccia, sentire il nostro respiro, assecondarlo o contrastarlo, la pressione del sangue sugli occhi, il nostro battito cardiaco, osservare le varie figure che il cervello ci propone, immaginare lo scorrere del sangue, sensazioni provate per la prima volta, forse.
Andare a scoprire insoddisfazioni nascoste, fisiche e virtuali, che non immaginavamo di subire. 
Se non si conosce chi sia il vero nemico, è difficile che troviamo le strategie adatte per contrastarlo. 
Per quanto mi riguarda il mio nemico personale è la disinformazione culturale che questo sistema ci impone, il sistema delle fetenzìe culturali. 
Si, le sue lezioni mi sono state utili, mi hanno fatto capire che, senza di esse, forse certi miei pensieri attuali, non sarebbero mai sgorgati, mi hanno fatto capire che la mente deve ragionare in maniera verticale, e non deve aver paura di osare. 
E da lei, dalle sue lezioni, è nato un valutare che l’approccio alle cose usuali, imposte, mi fa sentire male, constatare che l’animo umano si è così pesantemente trasformato, che appare così, come poco rassicurante, in relazione al confronto con i nostri simili, valutare come la purezza antica del bimbo si sia dissolta, vedere in maniera diversa, più utilitaristica, gli animali, e la natura stessa. 
E allora cercare di trasformare pensieri maligni, ma condivisi, e il cammino è lungo, la meta, direi, irraggiungibile. 
Se si entrasse nell’ordine di idee di abbandonare la società industriale, il consumismo, e le aberrazioni che essi hanno generato, forse un lumicino di speranza, potrebbe nascere, si potrebbe positivamente regredire da una società innaturale, ma allo stato attuale dei fatti, oggi, inglobati da questa società che volutamente non ci lascia il tempo nemmeno di stare con noi stessi, l’impresa sembra proibitiva. 
E allora tutti a costruirci un universo personale, chi in modo solitario, chi cercando di coinvolgere le persone più vicine, familiari o amici, chi entrando in relazione con quella fonte inesauribile di conoscenze che risponde al nome di … libri. 
Ma non solo. L’esercito, sempre più numeroso, di chi anela alla conoscenza, e col quale sono raccomandabili contatti mentali, si trova su internet. 
E là si fanno nuove conoscenze, nuovi amici, e si immagina che persone conosciute in modo virtuale, in qualche modo, siano affidabili; siamo o non siamo visioneris?
Sappiamo o no estrapolare da un testo, la personalità di chi scrive?
Gente che ci può trasmettere qualcosa, uno stimolo, un’idea, gente che, pur dovendo abbandonare una discussione, è pronta, alla prossima occasione, a riprendere il discorso interrotto. E la ristretta cerchia di amici che ho, nella vita reale, viene resa così più numerosa in maniera virtuale. 
Ma quegli amici, che erroneamente consideriamo eterei, sono persone vive, che ragionano, e in un certa quale maniera, a volte, mi aiutano a spaziare in universi che non avrei mai pensato di esplorare. 
E come l’antica insegnante psicologa, mi aprono porte, che non sapevo esistessero, mi fanno intravvedere altri mondi, e come in un difficilissimo gioco, devo scegliere in continuazione quale ambiente esplorare. 
Come degli ipotetici frattali, mi costringono a scegliere una direzione, e poi un’altra, avendo di fronte innumerevoli bivi, e qualunque strada abbia scelto, il traguardo è sempre invisibile, ancora lontano da scoprire. 
E resta, sempre, il rimpianto, il dubbio, o la considerazione che la strada scelta non sia quella più utile da percorrere, una strada che mi porta comunque ad un traguardo.
marianoabis

https://jolao77.blogspot.it/2017/11/dubbi-e-certezze.html

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