sabato 17 dicembre 2016

La via sarda per la libertà

“Non ci riconoscono l’indipendenza? Andiamo a prendercela con una rivoluzionaria Via sarda dello sviluppo, con cause internazionali contro le discriminazioni, soprattutto con una nuova coscienza identitaria del Popolo Sardo. Conquistiamoci l’indipendenza economica, culturale e sociale, con una sfida strategica e comunitaria, dove ogni sardo diventa protagonista e artefice del proprio futuro".




Sono parole del leader di Unidos, Mauro Pili, pronunciate questa mattina alla Fiera di Cagliari, nel corso di un'affollata assemblea del movimento.

“Quella di oggi non è un’assemblea di partito - ha detto ancora Pili -, è l’incontro di tanti sardi liberi che hanno sentito il dovere di guardare oltre gli schemi italianisti, che hanno il desiderio di reagire con la testa e il cuore".
(fonte l'Unione Sarda.it)



E' da qualche tempo che seguo le azioni del signor Mauro Pili, precisando che il suo impegno in favore del popolo Sardo mi sta quanto meno incuriosendo.
Preciso che non tengo conto di eventuali giudizi negativi su sue passate gestioni, nella vita e in politica è perfettamente lecito variare pensieri, atteggiamenti e strategie, senza per questo cadere in disonore.
Riconosco che probabilmente è il Sardo che è riuscito ad avere rilevanza politica e mediatica più di chiunque altro, e questo, dato che sta impegnandosi a favore del nostro popolo, è un rilevante punto a suo favore.
Mi sembra di intravvedere un suo cauto avvicinamento verso le opportunità che offre il diritto internazionale, il che mi fa immenso piacere.
Se non fossi a conoscenza dell'articolo 5 della costituzione dello "stato italiano", fatto per impedire auto determinazioni, e fossi completamente digiuno di diritto internazionale, probabilmente mi sarei avvicinato a Unidos.
Così non è, e sinteticamente, espongo per chi legge, alcune opportunità che il diritto internazionale offre.
La legge italiana di ratifica 881 del 1977 dice che lo stato italiano non solo non deve impedire auto determinazioni, ma le deve addirittura favorire.
Va da se che reputo il diritto internazionale uno strumento ben più incisivo del diritto interno italiano, per chi aspira alla libertà del popolo Sardo.
Ogni movimento di liberazione sardo, che abbia costituito un governo provvisorio, agisce in termini giuridici e pratici, come un vero e proprio stato, e rappresenta la nazione sarda, in altre parole esercita giurisdizione sul territorio e sulla popolazione.
E come uno stato, può gestire una anagrafe, rilasciare documenti di identità,  patenti di guida, avere una sua polizia, stampare moneta, costituire una rete di banche, fondare una banca centrale, avere un registro delle imprese, e automobilistico, mettere porzioni di territorio sotto diretto controllo e giurisdizione del popolo sardo, sottrarre cioè porzioni, sempre più ampie, di competenze, allo "stato" italiano, e consegnarle al popolo Sardo. 
Per usare le parole del signor Pili, tutto quanto su descritto, sarebbe, a mio avviso, il miglior modo per percorrere la via sarda verso lo sviluppo.
Sono stato piacevolmente colpito dal concetto espresso di guardare oltre gli schemi italianisti, rilevando il fatto che mi farebbe piacere che il signor Pili precisasse e ampliasse il concetto.
Suppongo (e spero) che questa che mi sembra una apertura al diritto internazionale, non sia indirizzata unicamente ad attirare consensi verso Unidos, ma che sia una apertura di dialogo tra Unidos, appunto, e quei sardi che credono, come me, che utilizzare il diritto internazionale sia molto vantaggioso e razionale, per chi ambisce all’indipendenza (o forse meglio alla libertà) economica, culturale e sociale della nostra gente.
Concludo spiegando che non ho usato il termine senatore, perchè non riconosco nè giurisdizione su di me, da parte di italy-corporation, e nemmeno sulla mia nazione, dato che penso che l'italia, nell'isola si sardegna, sia in difetto di giurisdizione.
Grazie della eventuale attenzione.

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