mercoledì 31 dicembre 2014

GOOD AMERICA GOD AMERICA




GOOD AMERICA, GOD AMERICA


Testo e illustrazioni di Mariano Abis.
Che bella cosa la dichiarazione di indipendenza da un paese colonialista!Quanto mi piace la ricerca della felicità.Quanto ammiro la figura del grande Abramo.
E le black panthers? Cosa dire di autentichi geni come Bobby Fischer?Sublime

Il giorno dell'indipendenza, quello del ringraziamento, il povero tacchino dal sapore dolciastro.




Ossezia , Abkhazia



E' di poche settimane fa l'incontro col ministro degli esteri dell'Abkhazia col popolo sardo, in quel di Cagliari, è di pochissimi mesi fa l'accordo di cooperazione della nostra isola con l'Ossezia, due nazioni sotto il giogo dello stato colonialista della georgia, succube del dominio americano, due popoli, quello abkhazo, e quello osseto, che come quello sardo lottano per districarsi dallo strapotere di una nazione colonialista, l'italia è ormai diventata la barzelletta di tutto il mondo, per l'assoluta inconsistenza dei suoi "governanti".


sabato 27 dicembre 2014

RACCONTO : Re Abis, l'ultimo nuragico




Solo Storie di Melqart Re






Re Abis, l'ultimo nuragico






Le antiche leggende spesso ci rivelano nomi e gesta di protagonisti inattesi. In qualche caso tantissimi elementi ci consentono di ricondurre le suddette leggende alla Sardegna arcaica e ai personaggi storici che tali racconti hanno alimentato. E' il caso di Abis (Habis), del suo avo Argantonio (Argu Antonio) e di suo padre e nonno Gargoris.


L'ultimo re di Tartish/Tharros /Tartesso, sempre secondo le fonti leggendarie, fu Abis (Habis). Attualmente uno dei cognomi più diffusi in Sardegna.


Il succitato fu Re di un territorio presumibilmente piuttosto esteso situato ad occidente del Mar Mediterraneo, rispetto ai Greci e luogo che, a dire di alcuni studiosi, sarebbe meglio inquadrabile temporalmente e geograficamente con tutta la regione occidentale della Sardegna, identificabile con la mitica “Tartesso-Tarsis-Tharros, situata nella foce del fiume "Tirso”, piuttosto che, come sostengono altre affannose e sterili ricerche, nella spagnola Cadice.


Gli attuali scavi di Monte Prama, sito molto vicino alla città di Tharros, sembrano dare retta a questa prima ipotesi: una grande civiltà, definita nuragica dagli storici, abile nel commercio, nella scultura così come nella fusione dei metalli nacque, visse, prosperò e morì in quei territori ad ovest dell'antica Grecia.


Quando Abis, governante veramente illuminato, inventò l'aratro per i buoi, la prima cosa che fece fu di regalarne uno a tutti i contadini delle pianure che suo padre, tempo addietro, aveva già iniziato all'apicoltura e alle coltivazioni degli alberi da frutto, della vite e dei cereali. Se la cavava bene con il disegno e con la meccanica, di conseguenza progettare un dispositivo per l'aratura per mezzo di un giogo di buoi fu per lui uno scherzo.


Divise il suo regno in sette città, e ordinò i suoi sudditi in sette caste: quella dei principi, quella dei commercianti, quella dei costruttori, quella dei fonditori, quella dei pescatori, quella degli agricoltori e quella degli ordinari. Quest'ultima, casta dalla quale, alla bisogna, le altre potevano attingere.


Abis è un personaggio leggendario e ci ha lasciato in eredità la sua storia:


<< Ho avuto una vita difficile ma avventurosa. Mio padre Gargoris, ad un certo punto della sua vita impazzì; dopo la morte lacerante avvenuta in seguito al primo parto di sua moglie, crebbe da solo una bellissima bambina tale e quale a sua madre. Col tempo, tuttavia, folgorato dalla sua incredibile bellezza, se ne innamorò e appena adolescente la mise incinta commettendo il gravissimo reato d'incesto. Reato ancora più grave se commesso da un regnante.


Da quell'abominevole gesto nacqui io, Abis, piccolo e recalcitrante guerriero di tre chili e mezzo appena. Per la vergogna Gargoris fece di tutto per nascondere il misfatto ai suoi sudditi e durante una notte, mentre mia madre riposava dalle fatiche del parto, mi fece rapire dai suoi gendarmi che ebbero l'ordine di abbandonarmi nel bosco; essi scelsero un bosco irto di pericoli e di bestie insidiose ma, il destino volle che dopo due settimane, quando i suoi tirapiedi vennero a controllare se fossi morto, mi ritrovarono vivo e vegeto e persino cresciuto. Mi aiutarono infatti gli spiriti benevoli degli antenati; in testa, quello della mia povera nonna che ogni notte inviava uno sciame d'api cariche di miele, polline e pappa reale. Esse mi nutrirono, consentendomi di sopravvivere.


Allora Gargoris, inviperito, ordinò che venissi abbandonato in mare legato sul fondo di un piccolo guscio ricavato da un tronco d'albero.


Ma gli spiriti degli antenati, che in verità avevano solcato i mari per millenni, mi aiutarono facendo in modo che le onde mi cullassero per giorni e giorni, fino a che un enorme cavallone mi adagiò sulla battigia di una grande spiaggia a ridosso di un sontuosa foresta abitata dai cervi; una mamma cerva mi trovò e mi portò via con lei, mi allattò e mi accudì come un figlio naturale fino a che non divenni abbastanza grande, atletico e muscoloso come un vero e proprio re della foresta (che ormai conoscevo da cima a fondo e dominavo bonariamente dal primo albero, all'ultimo animale).



Il caso volle che, ormai prossimo all'età di 18 anni, stanco per essermi esercitato con l'arco per ore e ore, saltando da un albero all'altro, caddi ingenuamente dentro una trappola per cervi costituita da una rete che mi si chiuse inaspettatamente sulla testa. Fui catturato così da una banda di uomini dagli abiti borchiati. Essi per fortuna non mi uccisero, anzi, mi domandarono chi fossi. 





“Il mio nome è Nurachi!” Risposi mentendo. 




Come d'abitudine non usavo mai il mio vero nome che tuttavia conoscevo e ricordavo perfettamente perché sapevo che mi venne dato da mia madre.




Ma quando quegli uomini mi portarono a Tharsis/ Tharros, al cospetto di mio padre, il cui viso ricordavo nei minimi dettagli, benché fossi stato all'epoca dei nostri rapporti poco più di un neonato, quando egli si trovò dinnanzi a me esitò, barcollò e, strabuzzando gli occhi increduli, anche lui mi riconobbe. Alla sua domanda circa la mia identità non esitai a rispondere, ma quest'ultima volta dissi la verità: “il mio nome è Abis! E credo di essere tuo figlio e nipote!”


Gargoris iniziò a piangere ed a chiedere pietà agli dei. Il suo era un pentimento veramente sincero; mi fece slegare, lavare e nutrire e da quel momento in poi mi trattò come si tratta un vero figlio. Qualche mese dopo abdicò e mi nominò Re di Tartesso, cioè Re di Tharros, terra ad occidente che governai come meglio potei fino alla fine dei miei giorni >>.







Pitcure by Stefano Gesh






mercoledì 24 dicembre 2014

Privatezza o privazione (sensazioni di inadeguatezza)



Privatezza o privazione
Saranno contenti i miei amici psicologicamente condizionati e mentalmente globalisti, siamo in ingresso verso il nuovo ordine planetario dal pensiero unico.
Manca poco, ormai il controllo sulla gente è pressochè compiuto.
Per molti, ma non per tutti.
Telecamere, telefonini, web, controlli ambientali non autorizzati, ricezione di impulsi elettronici o frequenziali di tutti i generi, il cielo trasformato in una colossale antenna, in un immenso ripetitore, manca solo l'acquisizione coatta dei famigerati micro chip e siamo a posto.
Del resto il bombardamento mediatico fa il suo corso anche in questa branca di sottomissione elitaria a danno della gente.
E tutti a maledire i politici che consentono tutto ciò, e comprare tre quotidiani al giorno per sentirsi informati, vedere almeno due telegiornali, mandare i figli a scuola, studia figlio mio, così diventi più intelligente, ridicoli!


sabato 20 dicembre 2014

documento contabile




Perché le tasse non sono dovute


Le tasse non sono dovute. Non si tratta di una provocazione: solo semplice constatazione di una verità sconcertante.
Anche persone di cultura superiore che hanno piena consapevolezza dei poteri dominanti dietro le illusioni democratiche, hanno difficoltà ad accettare una verità troppo destabilizzante per poter essere assimilata senza comprensibili resistenze.  Le tasse non sono dovute perché la moneta attualmente in uso sull’intero pianeta è una fiat money. Per fiat money si intende una moneta a corso forzoso, non garantita da riserva aurea, creata per convenzione, dal nulla, all’istante (fiat …) per misurare, contabilizzare e manifestare in un simbolo (cartaceo, di plastica, elettronico …) il valore di beni e servizi. Non essendo la sua emissione limitata da una determinata quantità d’oro preesistente depositata a copertura, di tale moneta non ci può essere carenza. Può essere emessa, digitando dei numeri su un computer o con il solo uso di carta e penna, dall’istituzione che rappresenta la comunità dei cittadini che la creano per convenzione: lo Stato, la regione o il Comune.                                
Domanda: non essendo coperta da riserva aurea (diversamente da quella creditizia, emessa come ricevuta rappresentativa di oro o altra merce depositata a garanzia, non più in uso), cosa dà valore alla moneta?                                                                                                                             
Il valore le viene dato d’autorità dallo Stato che la dichiara valuta ufficiale del Paese e la accetta in pagamento didebiti e tasse: estingue ogni debito. Si può rifiutare un assegno, ma non un pagamento effettuato con la moneta legale del Paese. Si tratta di una fattispecie giuridica. Siamo nell’ambito del Diritto, non dell’economia. Tutto ciò porta ad una prima considerazione: se il valore monetario viene dato d’autorità dallo Stato e garantito dalla certezza del Diritto, non si vede come possa venir emesso da altri. Ricordo, semmai ce ne fosse bisogno, che nell’attualità, la moneta viene creata dal nulla dai banchieri privati nell’atto di prestarla e da essi stessi gestita, da proprietari, in regime di monopolio. Queste sono alcune frasi inequivocabili apparse in una pubblicazione ufficiale (Quarterly Bulletin) della Banca Centrale del Regno Unito (Bank of England)  nel Marzo 2014, da leggere attentamente per fugare ogni dubbio:
“Quando una banca fa un prestito ad uno dei suoi clienti, semplicemente accredita sul conto corrente del cliente un saldo attivo maggiore. In quel preciso istante viene creato nuovo denaro.
 Le riserve della Banca d’Inghilterra sono solo una registrazione elettronica dell’ammontare dovuto dalla banca centrale ad ogni singola banca.
 Le banche commerciali creano denaro, sottoforma di depositi in conto, facendo nuovi prestiti. Quando la banca fa un prestito, per esempio a qualcuno che prende un mutuo per acquistarsi una casa, generalmente non lo fa consegnando migliaia di sterline in banconote. In realtà, gli accredita nel conto corrente un deposito uguale all’ammontare del mutuo. In quel momento viene creato nuovo denaro. Per questo motivo taluni economisti hanno fatto riferimento ai depositi bancari come “denaro sorto dalla penna”, creato da un tratto di penna del banchiere quando concede prestiti.”
 Questa è solo l’ultima di una lunga serie di simili dichiarazioni pubbliche rese negli ultimi cento anni davanti alla “Commissione della Camera dei Rappresentanti del Sistema Bancario e della Valuta” degli Stati Uniti da numerosi Governatori della Federal Reserve System, e da numerose pubblicazioni ufficiali dello stesso Sistema Bancario. La Federal Reserve è la Banca Centrale americana, di proprietà delle grandi dinastie di Usurai internazionali: Rothschild, Rockefeller, Warburg, Morgan, Lehman, Lazard, Goldman, Schiff, Kuhn, Loeb, Sachs, Kahn, nonché  una misteriosa Israel Seif Moses Bank of Italy della quale niente è dato sapere, e altre possibilmente entrate nei cento anni trascorsi dalla sua fondazione nel 1913.                                                        Per andare subito al cuore del Sistema, riporto un’altra clamorosa dichiarazione (rintracciabile in Internet) del Luglio 2009 di Ben Bernanke, l’allora Governatore in carica della Fed. Il giornalista di “60 Minutes” della Cbs  gli chiede, a proposito delle migliaia di miliardi di dollari che la Banca Centrale americana stava dando in prestito alle banche commerciali per tentare di arginare la crisi salvando loro piuttosto che la popolazione:
“È denaro proveniente dalle tasse quello che la Federal Reserve sta spendendo?”
“Non è denaro proveniente dalle tasse …” risponde Bernanke nell’intervista, “le banche hanno un conto corrente presso la Fed, proprio come Lei ha un conto presso una banca commerciale, così per prestare ad una banca noi usiamo il computer per determinare l’importo del credito … è molto più simile allo stampare denaro piuttosto che prestarlo …”.
“Voi state stampando denaro?”, interviene l’intervistatore.
“Sì, in effetti, ed abbiamo bisogno di farlo perché la nostra economia …” etc. etc.
 Questo libro potrebbe terminare qui.                                                                                                
Mentre i politicanti nostrani (o i greci, gli spagnoli, i portoghesi …) continuano ad aumentare il prelievo fiscale e a ripeterci che non ci sono soldiper salvare noi dalla miseria e le nostre aziende dalla chiusura, evocando austerity, Patto di stabilità e Spending review,sentiamo il Governatore della Banca Centrale più importante al mondo dire, riferendosi a denaro  prestato a banche da salvare, che:  “Non è denaro proveniente dalle tasse…”.
 E da dove proviene, di grazia, questo denaro? Viene forse chiesto, come si usa da noi, in prestito ai mercati? Certamente no, perché alla successiva domanda, “Voi state stampando denaro?”, il Governatore risponde:   “Sì, in effetti ….”
 Apprendiamo quindi dalle massime autorità in materia monetaria, Bank of England e Federal Reserve, che si può creare  denaro all’istante, usando il computer, prestandolo per salvare altre banche o per acquistare una casa, senza chiederloai mercati e senza dover tassare chicchessia.  Il banchiere privato batte moneta senza averne titolo, mentre lo Stato, che a quella moneta dà valore d’autorità, preferisce chiederla in prestito ai mercati o prelevarla dalle nostre tasche.
Chi è il vero sovrano tra Stato e banchiere? Ha senso tutto ciò?
Certo. Ha uno scopo ben preciso, quantunque pubblicamente inconfessabile: permettere, con la complicità dell’intera classe politica, maggioranza e opposizione, il dominio dei grandi Usurai sulle popolazioni. Creando con le tasse un debito (fittizio, come già fanno intuire le dichiarazioni appena lette e come dimostreremo) estinguibile unicamente con la valuta ufficiale, i politicanti conseguono il loro obiettivo: quello di obbligare i cittadini a procurarsi tale moneta lavorando o prendendola in prestito dal banchiere emittente, loro complice.  In assenza di tasse, non saremmo obbligati a correr dietro alla moneta imposta come valuta ufficiale. La conclusione, ovvia ma non dichiarata, è che la vera funzione tecnica delle tasse è quella di dare validità alla moneta privata. Questa è una prima verità, peraltro nota agli addetti ai lavori e già anticipataci da uno dei maggiori filosofi tedeschi oltre duecento anni or sono nella sua opera più importante:
“Lo Stato preleva le sue imposte in denaro per assicurare validità alla moneta territoriale.”      Johann G. Fichte, “Lo Stato commerciale chiuso”, anno 1800
I politicanti, dopo averci obbligato a procurarcela e versarla, con una infinità di balzelli, allo Stato che ne “riconosce” il valore accettandola, la restituiscono con gli interessi al banchiere. In questo modo i grandi Usurai internazionali che controllano il Sistema Bancario, vivono di rendita, da parassiti, del nostro lavoro. Accumulando immense fortune personali e gestendo la moneta e l’informazione in regime di monopolio, controllano le popolazioni mondiali attraverso governi, eserciti e multinazionali.                                                                            Per loro esclusivo vantaggio o in favore di poteri ancora superiori?                                                                                 I punti di vista sono molteplici e dare una risposta certa è alquanto difficile.                  Quel che è certo è che la moneta, che pure ci appartiene, viene usato come strumento di controllo su di noi, e che la reale funzione delle tasse è quella di impoverirci per limitare la nostra libertà: confinarci dentro un recinto per controllarci nel corpo e nella mente.                        
Se quindi non è più una ricevuta di un valore depositato (oro, nel Gold Standard), che cos’è oggi la moneta?                                                                                                                                                    
La moneta convenzionale attualmente in uso è un semplice documento contabile per redigere il quale bastano carta e penna (come confermato dalla Bank of England) o digitare degli input in un computer (lo dice Ben Bernanke).
Serve a misurare, contabilizzare, monetizzare (manifestare in un simbolo monetario) il valore di beni reali e servizi; a tenere  aggiornata in tempo reale la contabilità tra chi deve dare e chi deve avere all’interno della comunità. Debiti e crediti tra i partecipanti agli scambi di beni e servizi si compensano all’interno della comunità grazie all’intermediazione di tale documento contabile (altrimenti chiamato denaro) che unicamente lo Stato che gli dà valore può emettere, a costo zero, in nostra rappresentanza. Senza alcuna necessità di chiedere fantomatici prestiti a banchieri privati o ai mercati.
“Pensa all’economia di mercato come ad un giuoco di mettere e prendere. Ciascun partecipante prende beni e servizi dal mercato, e ognuno mette beni e servizi. La moneta, in realtà, è solo un modo di tenere i conti. Quando tu prendi qualcosa dal mercato (comprando), offri denaro in pagamento. Quando metti qualcosa dentro il mercato (vendendo), ricevi del denaro come pagamento. Stando così le cose, coloro che mettono più valore dentro l’economia (vendendo) ricevono, nel tempo, più denaro.   Il denaro, quindi, è un sistema contabile.”    Thomas Greco
 Ciascuno di noi può mettere e prendere nella comunità ciò che produce, che sia un bene reale o un servizio. Con il baratto dei beni lo scambio si concludeva contestualmente, perché ognuno riceveva un bene reale. Ma, essendo ben noti i limiti del baratto, si è dovuto ricorrere all’intermediazione di un sistema contabile che permette di tenere aperto lo scambio e concluderlo in un momento successivo. Io immetto nel mercato una bottiglia di vino (vendendo), e prendo in cambio, invece di un bene reale, un documento contabile che dice: Paolo ha ceduto una merce alla comunità senza aver preso niente in cambio. Vanta un credito che può riscuotere tra una settimana, un mese o un anno, alla presentazione di tale attestato del credito. Il baratto si può  considerare concluso quando tutti avranno in mano dei beni reali, non un biglietto di carta.  Questa è la reale funzione della moneta. È un documento di intermediazione contabile, il riconoscimento di un debito/credito, che permette di spostare nel tempo la conclusione dello scambio.
“ … il denaro è una forma di debito/credito … il denaro non è altro che un debito della comunità verso il detentore, pagabile nella forma di beni autentici secondo la sua scelta …”   James Barnes, 1944
 Il valore nominale impresso sulla cartamoneta esprime la misura del potere d’acquisto incorporato, trasformando il denaro in un contenitore di valore utilizzabile in qualsiasi momento per prendere dal mercato, dopo avervi immesso il frutto del proprio lavoro, il frutto del lavoro altrui.
“Ciò di cui abbiamo bisogno … è un “contenitore” che dia ai conti sia il tempo che l’opportunità di andare in pareggio. Tutto ciò richiede una volontà di aspettare e una volontà di avere fiducia. In poche parole, i membri di una comunità commerciale devono avere la volontà di farsi “credito” l’un l’altro.”
Thomas Greco
 
La moneta si basa sulla fiducia e sul credito reciproco che i membri della comunità si fanno l’un l’altro, momentaneamente accettando, in cambio di beni reali e servizi, un biglietto di carta. La fiducia e il credito reciproco permettono la compensazione di debiti e crediti in un tempo dilatato, al contrario di ciò che avviene, all’istante, col baratto di beni. A tal scopo ci mettiamo d’accordo di accettare come mezzo di scambio universalmente riconosciuto un determinato simbolo cartaceo.  Dal momento che il valore monetario trova origine all’interno della comunità che lo crea per convenzione, solo lo Stato può emettere denaro in nostra rappresentanza. In realtà avviene che, invece di una moneta pubblica (di proprietà popolare) ad uso privato, prodotta a costo zero, venga emessa una moneta privata ad uso pubblico, garantita dallo Stato (noi) ma di proprietà dei banchieri privati, ceduta in prestito ad interesse alla popolazione. La suddetta prassi origina un Debito Pubblico inestinguibile, per far fronte al quale viene imposto al contribuente un crescente prelievo fiscale. Questa truffa, scientemente perpetrata ai nostri danni dalla complicità tra banchieri privati e classe politica governante, è all’origine della miseria e della sofferenza oggi dilaganti.
Lo Stato deve battere moneta: Biglietti di Stato di proprietà del popolo (non note del banco emesse dal nulla, senza averne titolo, dalla banca privata), stampati a costo zero d’autorità(garantiti dalla certezza del Diritto) per retribuire tutti coloro che eseguono un lavoro a beneficio della comunità, e coprire ogni costo della sua ordinaria amministrazione. Se ogni costo viene coperto con fiat money creata all’istante a tal scopo, per quale motivo dovrebbe la classe politica pretendere denaro dai propri cittadini? Dove va a finire il denaro illegittimamente prelevato, se ogni spesa è già coperta?
Le tasse sono un inganno, un furto legalizzato furbescamente realizzato ai danni di popolazioni ingenue, appositamente tenute ignoranti in materia monetaria. Quantunque reso legale, sempre di furto si tratta.
Questi sono i concetti base di cui leggerete nelle pagine del libro Perché le tasse non sono dovute, e che, mi auguro, al termine della lettura, possano esservi molto più familiari di quanto possano sembravi ora.                                                                                                                             
I tempi sono ormai maturi perché la verità delle tasse non dovute emerga, e alcuni importanti messaggi arrivati ultimamente dai Poteri forti che governano il mondo fanno presagire cambiamenti più o meno imminenti (i loro tempi sono molto più dilatati dei nostri …) nell’organizzazione sociale. Creare una coscienza della grande truffa dell’emissione monetaria da parte di banchieri privati che non hanno nessun titolo per emettere moneta, è il primo passo verso una presa di posizione consapevole e coraggiosa per opporci con i fatti ad una frode ormai palese. 
Tanti i milioni di vite umane sacrificate e troppa sofferenza da troppi anni: è ora di fermare questa barbarie.
Un sano impulso di umana dignità: ecco ciò che ci vuole per opporsi, in piedi e a viso aperto, a quei Poteri, ormai facilmente identificabili, che, con la complicità delle classi politiche, esercitano il loro dominio sulle popolazioni mondiali attraverso lo strumento monetario e il prelievo fiscale.
Written by 



giovedì 4 dicembre 2014

kalergi questo sconosciuto








Illuminati, massonerie varie, freddi speculatori internazionali che non sanno cosa significano i termini amare o lavorare, i vari "club" elitari disseminati in tutto il pianeta, hanno ritenuta valida, per il raggiungimento del nuovo ordine mondiale, la teoria kalergi, ecco a cosa mirano con tutte le loro malefiche manifestazioni ( blue bean, mouss, chem trails, micro chips, teoria del condizionamento mediatico, teoria dullas, e quant'altro ) : al raggiungimento del loro scopo primario, per loro imprescindibile, il controllo e il dominio di tutto il pianeta attraverso l'istituzione del NWO , loro mirano a questo, ma noi dovremmo capire le loro mire e contrastarle, in una eterna lotta tra noi e loro, senza pause o ripensamenti, loro lavorano nel corso dei decenni, hanno tanto a disposizione, non hanno fretta, noi inece dovremmo avere fretta di distruggerli il prima possibile, visti i danni immensi che stanno arrecando al pianeta e alla sua popolazione, del resto lo hanno detto e scritto : " ridurremo la popolazione della terra a mezzo miliardo di individui " , pochi faraoni e una moltitudine di schiavi.


testo e vignetta di Mariano Abis











e dopo il piano kalergi, la sua naturale continuazione, il piano dullas