domenica 7 maggio 2017

In contrada di jippis il sole sorge prima che altrove.

Il borgo di jippis è probabilmente una delle contrade più antiche della terra più antica, la sardegna.
I primi abitanti sceglievano, come usanza e convenienza, di edificare le loro capanne, in riva ad un grande fiume.

Così fecero in data antichissima, un manipolo di uomini e donne; il rio mannu, non ha fatto mai mancare acqua, nel corso dei millenni, a chi ha scelto di vivere accanto a lui.
Gli abitanti del paese crebbero rapidamente di numero, e costruirono le loro abitazioni, fino a raggiungere un altro fiume, il rio malu.
Immagino quegli antichi abitanti, come gente fiera, orgogliosa di appartenere alla grande comunità di jippis.
Alcuni erano agricoltori, altri allevatori, operavano nel borgo molti artigiani, altri ancora erano cacciatori e pescatori, e vista la fertilità dei terreni circostanti, e l'abbondanza di ottima acqua, progredirono sia di numero che di importanza; infatti nel circondario, jippis era diventata una specie di capitale.

Una delle grandi conquiste della contrada fu quella di adottare, come del resto in tutta l'isola, la filosofia di vita della civiltà matriarcale.
E si sviluppò in armonia e progresso fino a tutto il periodo medioevale.
Tutta la sardegna, allora, era la terra più felice del pianeta, amministrata direttamente dagli stessi abitanti, che dovevano volontaria osservanza, solo ai vari giudici, che erano non dei re, o capi di stato, ma personalità che garantivano la coesione delle genti sarde.
Dove dappertutto esistevano povertà, malattie e sopraffazioni, in sardegna, e a jippis in particolare, imperava la serenità.
Un posto ideale per viverci, ma.....
Ma come tutte le belle cose, anche questa storia ha una momentanea fine.
Arrivò in sardegna l'esercito più potente allora conosciuto, ma nonostante la sua forza, che altrove si dimostrò dirompente, impiegò ben oltre un secolo per sottomettere la sardegna.
Le popolazioni sarde scesero pian piano di numero, la storia certifica che quando la gente è vassata, non ha interesse a procreare, e tutta l'isola si spopolò progressivamente.
Gli abitanti di jippis decisero che avrebbero fatto di tutto per invertire quella infausta tendenza, si riunirono e decisero, dopo un infuocato dibattito, di dare un nuovo corso alla propria storia.
Avrebbero delimitato e difeso il territorio della contrada, stabilendo come confine i due fiumi, e formando una specie di triangolo con un altro ipotetico lato, più difficile da difendere, ma costantemente presidiato.

Furono invitati tutti gli abitanti a contribuire con oggetti di valore, che sarebbero serviti per coniare la moneta popolare del rinato judicau de jippis.
Con le monete così coniate poterono finanziare un piccolo esercito che avrebbe difeso i confini, costruirono anche un imponente, enorme castello.
Dato che da ogni punto di vista erano auto sufficienti, avevano come unica incombenza forzata, difendere il territorio della piccola nazione così formata.
E vi riuscirono benissimo, dopo i primi tentativi di invadere lo stato di jippis, andati miseramente a vuoto, gli spagnoli si rassegnarono a sopportare quella piccola enclave, eppure gli storici dicono che nel loro impero non tramontava mai il sole.
Dicono anche che il sole, in contrada di jippis, sorgeva prima che in qualsiasi altro posto, perchè in una società felice, il sole sorge prima e tramonta più tardi.

Questa non è una storia che ha esattamente tutti i crismi di un documento storico, non vuole e non può esserlo, per ovvie ragioni, ma si cerca di far capire un concetto: quando si è autosufficienti per i propri bisogni primari, e si hanno le risorse materiali e spirituali per progredire e svilupparsi, quando si vive in una società etica, e si dispone della piena proprietà di una moneta che favorisca gli scambi dei servizi e delle produzioni del territorio, allora ogni meta materiale e umanistica, anche la più eccelsa, è possibile.

La storia finisce qui, la contrada di jippis esiste ancora, ha superato egregiamente l'impatto che è stato devastante per altre contrade, del potente esercito spagnolo, ha resistito a quello piemontese, e ora, purtroppo, sta soccombendo al cospetto dell'esercito più disorganizzato e disetico che esiste sulla faccia della terra, quello italiano.
Non me ne vogliano i molti popoli italiani, noi non siamo italiani, siamo sardi, la mia avversione è solo verso lo stato italiano, colonizzatore delle proprie genti oltre tirreno, da noi lo stato italiano è abusivo.
©marianoabis

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